
TESTIMONIANZE
TESTIMONIANZE
all'Amico Pino e maestro di vita va il mio GRAZIE

DAVIDE FOSCHI
scrive di me sul primo volume di
CHE CI CREDIATE O NO E' ANDATA COSI'
Rina Pirani Natalini in questo libro scrive di Dio, di anima e di spirito e quindi è totalmente fuori moda; racconta la sua vita, del tutto contro attuale, con una semplicità disarmante. Qualità che amo. Potete leggere i suoi colloqui con Gherardo credendoci o non credendoci: non è questo quello che conta né l'intento dell'autrice è convincere alcuno. Nessun indottrinamento, nessuna azione di marketing, nessuna fondazione di nuove religioni: cosa c'è di più controcorrente di questo? L'autrice vuole semplicemente testimoniare o meglio ancora ricordare, a sé e a chiunque sia interessato a leggere. Già: ricordare… ecco un'altra qualità umana del tutto fuori moda. Nel ricordo è insito il nostro Io più profondo ed è nascosto ciò che sarà il nostro futuro. Un mondo senza ricordi è un mondo senza un domani. Rina Pirani Natalini, invece, costruisce grazie ai propri ricordi un domani per il lettore, un domani fatto di sogni, di speranze, di amore, di consapevolezza che la realtà è un mistero di cui nessuno dovrebbe arrogarsi il diritto di spiegare agli altri.

grazie Davide Foschi
Paola Giovetti
scrive di me nella presentazione di
CHE CI CREDIATE O NO E' ANDATA COSI'
terzo volume
Ho conosciuto Rina Pirani in prima battuta attraverso i suoi libri di cui gentilmente mi fece omaggio. Sono seguiti incontri via Internet e più di recente un incontro diretto, insieme a Fabio, amico e collaboratore di lunga data di Rina, che ha consentito di conoscerci meglio e di confermare la reciproca simpatia e amicizia.
L'ultratrentennale rapporto di Rina con frate Gherardo Boccabadati (quella dei Boccabadati è un'antica nobile famiglia di Modena) mi interessò subito e - al di là dei messaggi, dei loro contenuti e del loro scopo finale, per altro ancora aperto – fui colpita dagli aspetti paranormali della vicenda: un frate modenese vissuto tanti secoli fa, amico e compagno di Francesco, si manifesta attraverso Rina che di lui non sa nulla, racconta cose che risultano esatte, addirittura fa ritrovare il suo ritratto dimenticato da tutti in un polveroso sgabuzzino della chiesa di San Francesco di Modena. In questa chiesa Gherardo è sepolto. La sua urna è collocata dietro l'altare, invisibile ai visitatori e senza alcun riferimento visibile alla sua esistenza. E questo benché Gherardo sia stato beatificato ormai da molti anni e la logica vorrebbe che fosse ricordato. Invece di lui non si sa praticamente nulla. Il che è deprecabile da punto di vista dell'onore che sarebbe doveroso tributare a un beato, ma in un certo senso positivo nell'ottica, diciamo così, parapsicologica: una situazione sconosciuta che è emersa spontaneamente attraverso un contatto medianico.

grazie PAOLA GIOVETTI
FABIO VANDELLI che ha curato la prefazione del terzo volume di
CHE CI CREDIATE O NO E' ANDATA COSI'
Che dire a te e a nostro Fratello G ... se non semplicemente GRAZIE ... sono ancora sconvolto dal finale del libro: quell'ultimo messaggio d'addio ricevuto in sogno è di una FORZA e di una POTENZA indescrivibili ... parole scolpite nella roccia di una Verità Assoluta che non lascia possibilità di repliche e di fraintendimenti

grazie FABIO VANDELLI
Critica di Silvia Corona
mostra personale di pittura con riciclo di materiali
L'ARTE NEL QUOTIDIANO
Quando Rina, qualche mese fa, ha accennato per la prima volta all'idea di questa mostra, delineandomi i tratti essenziali del progetto a cui stava lavorando, ho avvertito da subito sensazioni molto piacevoli, molto positive. Le parole "casa", "cucina", "quotidiano", infatti evocano in me (ma credo di essere in buona e numerosa compagnia) immagini di calore, di intimità, di serenità. La casa, e la cucina in particolare, rappresentano per molti una sorta di nido, di tana accogliente, quasi un'oasi di tranquillità e di pace, dove diventa possibile dimenticare, accantonare, almeno per un po', le ansie, le preoccupazioni, le corse e la frenesia indiavolata di questa nostra vita spesso vissuta "ad alta velocità". Un luogo dove poter rallentare, prendersi una pausa, recuperare tempo prezioso da dedicare a se stessi ed agli altri, tempo per la propria vita interiore, per leggere, pensare, ricordare.
Cucina dunque vissuta come luogo intimo degli affetti, delle riunioni familiari, delle socialità, delle confidenze e delle riflessioni; ma anche come originale luogo della creatività, e non solo in senso prettamente culinario e gastronomico: piatti, taglieri, catini, caffettiere, asciuga piatti, matterelli, libri, valigie, tende, oggetti comuni della nostra quotidianità, possono trasformarsi e rinascere a nuova vita.
Questo è uno degli aspetti più significativi della mostra Arte nel quotidiano, ovvero l'intuizione della continuità e della contiguità tra Arte e vita quotidiana, e la possibilità, anche per oggetti banali, quasi insignificanti, o persino "poveri", di diventare opere d'arte a tutti gli effetti.
Inoltre, molti degli oggetti "riciclati" e trasformati da Rina per questa esposizione sono antichi, e recano quindi l'impronta ed il fascino indiscutibile del tempo, degli anni e delle storie di vita vissuta. Penso, ad esempio, alla splendida, commovente valigia "che ha fatto la guerra", un contenitore di ricordi, emozioni ed affetti, prima ancora che di oggetti; o come il tagliere per lavorare la pasta fresca, attrezzo di culto per ogni "rezdòra" che si rispetti, qui trasformato, con una vivacissima esplosione di colori, in un utile e pratico oggetto polifunzionale: lavagna per fissare appunti e pensieri, ricettario "en plein air" ed in continua trasformazione, ecc…ecc… Oggetti come questo, e come altri qui esposti, richiamano alla mente gesti antichi, appartenenti ad un mondo ormai quasi scomparso, a tradizioni "in via di estinzione", ad atmosfere di una volta; questa vena antica e un po' nostalgica risulta però stemperata, ancora una volta, dalla trasformazione dell'oggetto in opera d'arte, trasformazione che gli infonde nuova linfa e nuova vita.
Quello della casa e della cucina è poi un mondo tradizionalmente, inscindibilmente legato alla donna, all'universo femminile. E Arte nel quotidiano è indubbiamente una mostra molto "femminile", sicuramente particolare e nuova all'interno del percorso creativo di Rina Pirani. Può risultare persino un po' spiazzante per chi abbia seguito, nel corso degli anni, la produzione dell'artista, in particolare in occasione delle sue ultime esposizioni. Ma, come sottolineato da Rina stessa nell'introduzione alla mostra, l'Artista (con la A maiuscola) rifugge la ripetizione, la stasi creativa; al contrario, non smette mai di cercare, di esplorare l'Universo che lo circonda così come le proprie profondità interiori. L'Artista, anche attraverso le esperienze della vita quotidiana, è in continua, multiforme evoluzione, e l'Arte diventa dunque anche un potente strumento per esprimere questi cambiamenti e trasformazioni interiori, per oggettivarli ed in qualche modo concretizzarli.
Il colore, l'uso del colore, rappresenta indubbiamente una delle caratteristiche più evidenti delle opere qui esposte. Un colore a cui l'Artista attinge a piene mani, utilizzando quasi sempre cromìe assai vivaci, intense, rese particolarmente brillanti dalla scelta del colore ad olio. In alcuni casi, penso in particolare ai vecchi libri dipinti, il colore assume poi una consistenza decisamente materia, grazie all'applicazione massiccia della pittura, non stesa in morbide pennellate o in larghe campiture cromatiche, bensì quasi aggettante rispetto alla tela, in rilievo sulla superficie dipinta: una pittura quindi non solo da guardare, ma anche da toccare, da sperimentare attraverso il tatto. La stessa Artista, del resto, anche in occasione di precedenti esposizioni, ha spesso sottolineato questo aspetto importante della propria concezione e, di conseguenza, della propria produzione artistica, ossia la propensione al superamento della distanza tra l'opera d'arte ed il soggetto osservante, e l'invito, rivolto ai visitatori, ad avvicinarsi alle opere esposte, a guardarle a distanza ravvicinata, a toccarle, per farne esperienza diretta.

grazie SILVIA CORONA
CAMILLA CALIENDO - critica alla mostra di pittura personale di
EMOZIONI IN VOLO
Sono le emozioni in volo di Rina Pirani Natalini a condurci in un viaggio ricco di suggestioni e di armonie cromatiche. Quadro dopo quadro, immagine dopo immagine, i colori rimangono dentro agli occhi, assai più della forma, perchè essi stessi compiono l'atto di svegliare la mente, che si abbandona ai loro bagliori.
E' difficile parlare di un'artista cosi' poliedrica, la sua attenzione ai temi sociali, all'infanzia, alla natura e alla vita stessa in definitiva, è qualcosa di più arcano, di più esoterico, dove il colore esala in vapori spirituali, dove la parola, quasi da nota didascalica, acuisce il senso stesso del soggetto dipinto. Rina ci conduce attraverso le sue luci, i suoi colori: un po' come fanno le lucciole nel bosco di notte, per indicarci il sentiero, con grazia e discrezione.

grazie CAMILLA CALIENDO




Dott.ssa Mariarosaria Belgiovine
2003


critico Cordaro - Palermo
2006/2007



Dott.ssa Isabella Convertino
2004
grazie alla testimonianza di Fabio Vandelli, Nedda Alberghini Po, Don Sambri della Parrocchia di San Francesco a Modena, e alla scrittrice e giornalista Paola Giovetti
grazie al Festival del Nuovo Rinascimento - Milano
a Don Sambri parroco di allora della Parrocchia di San Francesco - Modena
al Circolo degli Artisti - Modena
Rina Pirani Natalini, tu sei autrice del Nuovo Rinascimento e anche pittrice. Quali ritieni possano essere quegli elementi cardine sui quali debba basarsi la rinascita culturale? Oggi si parla tanto di relativismo, di bellezza soggettiva. A parer tuo, quali sono quei valori immanenti che un'opera d'arte deve veicolare per far sì che duri nel tempo? Che cos'è che rende l'arte immortale?
L'arte secondo me diventa immortale quando, che sia un libro, una poesia, attinge a quello che hai dentro di spirituale tipo quando dipingi. Ad esempio "La Pietà" di Davide Foschi sarà immortale, per me è immortale, è immortale come Ulay, che abbiamo perso l'anno scorso, con Marina Abravomic: nella performance di Marina si sono incontrati e hanno avuto uno sguardo in quel video. Quel video io lo guardo sempre e quindi diventa immortale e si stacca un pochino dal contesto di quello che siamo abituati a sentire che ci trasmettono, no? Uno deve trovare l'immortalità dentro di sé e poi dopo cercare di trasferirlo agli altri e questo si riesce bene con uno stato d'animo di apertura che è staccato, ad esempio, da tutto il contesto. Ad esempio nel tuo libro "Il buio dell'alba" cosa ha detto Pierfranco Bruni? "Lo scrittore deve avere la forza di un trascinamento che è traversale rispetto agli altri generi letterari" ed io sono d'accordissimo con questo perché in questo tu ti metti a confronto anche con la tua immortalità, tra virgolette, interiore ed invisibile e da lì poi può scaturire tutto il resto.
Lo credo anche io perché l'ho vissuto in prima persona, ci sono trent'anni di esperienza in questo libro, adesso c'è anche il secondo libro in stampa. Sarà una trilogia e niente attraverso questo mezzo possiamo anche collegarci a quello che abbiamo detto prima dell'invisibile, del trascendentale, che dentro di noi ha ognuno. Ma io credo che ognuno di noi, essendo che siamo spiriti incarnati, ha la possibilità di evadere, di fare esperienze. Bisogna solo ascoltarsi e mettersi in gioco e crederci e avere fede e allora, dopo, tutto si apre… almeno per me è stato così. Nell'attimo che io ho detto quel sì a questo frate francescano, mi si è aperto un mondo che non credevo esistesse. Mi sono sempre messa alla prova e riguardo a questo il libro ha delle carte. Per questa intervista ho estratto una carta delle 50 che sono correlate al libro ed è saltata fuori la numero 39 di G (si fa chiamare così) che dice "Vi sono ancora cose belle nel vostro mondo cercatele vivetele e attraversatele" ed è questo che io mi impongo di fare in questo momento di pandemia, di non mollare, anzi, di alimentare sempre di più quella mia parte per "staccarmi" da questi condizionamenti. Per me il dovere dell'artista è quello di illuminare il cuore degli uomini e come diceva Dostoevskij "la bellezza salverà il mondo" quindi è una cosa immortale l'arte che nasconde delle cose che non si possono spiegare a volte con le parole. Ad esempio davanti ad un'opera d'arte ci si dovrebbe soffermare fino a quando non si percepisce qualcosa di interiore che con la mente e il ragionamento non potrebbe arrivare, come diceva il grande D'Averio che è scomparso da poco. Questo per me rende immortale l'arte. È così. Questi aspetti si avvertono in una passeggiata, si avvertono se hai l'attenzione quando dai la prima pennellata su una tela bianca, si avvertono ascoltando musica. Guarda può essere una sciocchezza però io, delle volte, sono ai fornelli a preparare da mangiare e mi arrivano proprio delle intuizioni, dei lampi e mi dico "beh, da dove è saltato fuori questo?" E quindi noi siamo immersi in una bellissima realtà, in una bellissima dimensione, solo che non abbiamo sempre la capacità o lo stato d'animo di poterlo vedere questo, di esserne consci mentre invece, come diceva Cesare Boni, bisognerebbe ringraziare sempre tutte le cose e dedicare la giornata a tutte quelle cose, qualunque esse siano. Appena metti i piedi giù dal letto al mattino, dici dentro di te "io questo te lo dono, lo dono a chi è in questo momento, fa che siano le mie gesta, i miei pensieri e le mie opere una cosa buona per chi incontrerò oggi" e dopo non c'è più niente da dire, c'è solo da ringraziare la sera e dire "sì ho fatto la mia parte oggi non solo per me ma anche per gli altri".
Rina Pirani Natalini è stata ospite della trasmissione televisiva "Noi italiani", ideata e condotta dalla giornalista e scrittrice Stefania Romito, in onda su Tele7Laghi, e della trasmissione radiofonica "Ophelia's friends on air" in onda su Radio Punto e WRN, ideata e condotta sempre da Stefania Romito.

grazie alla giornalista Stefania Romito


ROMA - VIA MARGUTTA

Antonio Gallerani
Amministratore · 21 maggio 2014 · Grazie a Pirani Rina Natalini per i suoi contributi "verdi". Anche noi a Cento dobbiamo fare di più per la mobilità sostenibile in bici!!! Ci conto tanto e lavoro da oltre 5 anni per questo. Antal
Descrizione del libro Novecento piccolo (venditore Feltrinelli)
Novecento piccolo abbraccia, rispecchiandone mentalità e cambiamenti, tutto l'arco del secolo scorso, attraverso storie raccolte da confidenze di persone comuni e da testimonianze familiari, a volte corredate e arricchite dalla fantasia dell'autore. I protagonisti di questi racconti hanno vissuto la loro piccola ma vivace esperienza di vita incrociando in modo occasionale e spesso inconsapevole, da semplici spettatori o comparse, anche la grande Storia, coinvolti o invischiati nel suo accadere. Sono l'espressione umana di quegli anni, un condensato di vita di persone comuni: rappresentano un Novecento piccolo.